Sangiovese: Cosa sapere di nuovo nel 2023 – Guida
Articolo modificato il 30 Gennaio 2023 da Rocca Imperiale S.R.L.S.
Sangiovese vino: Storia, Qualità, Doc, Degustazione, Vendita
Sangiovese vino: Tutto quello che c’è da sapere sul più importante vitigno italiano.
Sangiovese vino: il pensiero mitologico
L’origine del nome Sangiovese si è lavorato in termini di pensiero mitico.
Si è infatti avanzata più volte l’ipotesi di un collegamento del nome con il sangue, uno dei simboli più strettamente legati al vino.
Un’altra ipotesi è il collegamento con Giove, grande dio degli antichi, e si è parlato di Sanguis Jovis (Sangue di Giove). Collegandosi a Jugum si è pure ipotizzato trattarsi di sangue-giovese o ancora si è parlato di un vino “giovevole al sangue”.
Il Sangiovese è innegabilmente legato ad un’area fortemente segnata dalla cultura etrusca infatti, la lingua etrusca si è parlata per mille anni, dal Tevere all’Arno fino all’appennino Tosco-Emiliano, a Rimini, a Spina, a Bologna. L’etrusco non è stato completamente decifrato.
Ma fra le parole identificate, già tradotte oppure non ancora decifrate, ce ne sono alcune che hanno delle assonanze con Sangiovese.
Gli Eruschi avevano una religione nella quale erano previsti sacrifici rituali, anche con il vino.
Sangiovese vino: l’origine
Il Liber Linteus è il testo etrusco più a lungo che possediamo, è scritto su un tessuto di lino ed è stato tagliato in bende ed utilizzato, non sappiamo perchè, per avvolgere una mummia egiziana del primo secolo dopo Cristo.
Il documento è una sorta di calendario liturgico con indicazioni di quando e come le cerimonie religiose dovevono svolgersi.
In questo importantissimo reperto di questa civiltà, in una frase non ancora totalmente decifrata, accanto alla parola Vinum c’è la parola S’antist’celi, che potrebbe essere la definizione di un tipo di vino, e che mostra una considerevole assonanza con l’insieme dei termini che definiscono il Sangiovese.
Sangiovese vino: il Trattato sulla coltivazione delle viti di Soderini
Le prime attestazioni scritte del Vitigno Sangiovese in Italia si hanno con il Trattato sulla Coltivazione delle Viti di Gioanvettorio Soderini, pubblicato a Firenze nel 1590.
Successivamente nel 1700 si trova anche nell’Agricoltore sperimentato a Lucca, documento redatto da Cosimo Trinci.
Agli inzi dell’Ottocento il Sangiovese si trova nel ditirambo “Il Bacco in Romagna” dell’abate Piolanti, pubblicato a Faenza.
Successivamente questo vitigno lo si troverà in tantissimi documenti redatti da esperti di Vino come Francesco Redi, Gallesio, Giuseppe Acerbi.
Sangiovese vino: Lo sviluppo in Toscana

Possiamo dire quindi che attraverso i documenti antichi, il Sangiovese, si sviluppò soprattutto in Toscana e in Romagna.
Benchè si parli genericamente di Sangiovese ne esistono diverse varietà o cloni, che possono essere innanzitutto ricondotti a due grandi famiglie: Sangiovese grosso e Sangiovese piccolo, a loro volta suddivise in molte varietà locali che prendono nomi diversi: per esempio, Brunello a Montalcino, Prugnolo gentile a Montepulciano, Morellino a Scansano e Sangioveto in altre zone della Toscana.
La Pomona Italiana
Nel suo monumentale La Pomona Italiana, documento redatto come abbiamo visto prima da Gallesio, scriveva all’articolo Uva Sangioveto: Il Sangioveto è l’uva faorita del Fiorentino, ed entra come principale nei vini di Chianti, di Pomino e di Carmignano.
Essa si coltiva pure come uva di primo pregio nel Pistoiese e nel Senese, e si mischia con delle uve secondarie nel Lucchese e nel Pisano.
E’ sorpendente che non si estenda al di sopra della Valle d’Arno, nè al di là di Buonconvento.
Io non l’ho trovata nell’Aretino, ove invece si coltiva un’altra uva sotto il nome di Calabrese, la quale ha i caratteri del Sangioveto. e che si usa come quello per dare della forza ai vini di Cannaiolo e di Albano.
Sangiovese vino: La grande confusione dei nomi
Tutti gli Enologi Toscani descrivono il Sangioveto, e non lo descrivono tutti nella stessa maniera, nè tutti lo ristringono ad uno solo.
E’ questo l’effetto della confusione che regna nei nomi delle uve e della facilità con cui i contadini gli cambiano spesso, e gli applicano a caso, battezzando le uve che non conoscono con dei nomi che ne rappresentano della altre sopra una semplice analogia, o anche a capriccio.
Ecco perchè si trovano tanti Sangioveti negli scrittori di Enologia e di Botanica senza che si possano rinvenire vivi nei vigneti.
Il Sangiovese è forse il vitigno sul quale la ricerca si è maggiormente applicata: sono infatti molte le varietà e i cloni omologati di Sangiovese isritti al Registro nazionale delle varietà di vite del Ministero delle Politiche agricole.
Biondi Santi: il successo mondiale
Uno di qesti cloni è quello selezionato alla fine dell’Ottocento da Ferruccio Biondi Santi nella sua tenuta Greppo, da quale il figlio Tancredi creò il Brunello di Montalcino che suo figlio Franco ora esporta in tutto il mondo.
Secondo recentissimi studi sul DNA condotti dal Laboratorio di genetica molecolare dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige assieme all’Università di Milano, sono riscontrabili possibili legami genetici di primo grado tra i Sangiovese e due varietà coltivate in Campagna: il Palummina Mirabella e il Calabrese Montenuovo.
Sangiovese vino: le Denominazione di origine (Doc)
Vediamo di seguido le denominazioni di origine di Sangiovese ( come richiede il disciplinare devono avere una percentuale non inferiore all’85%)
- Emilia Romagna: Colli di Faenza, Colli di Imola, Colli Romagna Centrale, Sangiovese di Romagna
- Toscana: Capalbio, Colline Lucchesi, Cortona, Montecucco, Montescudaio, Pietraviva, San Gimignano, Sovana, Terratico di Bibbona, Terre di Casole, Valdichiana, Val di Cornia.
- Marche: Colli Pesaresi, Rosso Piceno.
- Umbria: Colli Altotiberini, Colli Martani, Colli Perugini, Orvietano Rosso.
- Lazio: Aprilia, Circeo, Colli Etruschi Viterbesi.
- Molise: Molise.
- Sardegna: Alghero, Arborea.
- Sicilia: Contea di Sclafani, Menfi, Monreale, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita di Belice, Sciacca.
Come possiamo notare il Sangiovese in Italia assume una notevole importanza nella vinificazione di tantissime doc.
Pertanto chi descrimina il questo vitigno per colpa di qualche pubblicità di vini di scarsa qualità, lo invito a rivalutarlo, anche perchè grazie ad esso, vengono vinificati i vini più buoni del Mondo.
Sangiovese vino: Giusta armonia di profumo, struttura e amabilità.
Dopo aver analizzato la tipicità del Sangiovese in merito al territorio d’origine e di diffusione del vitigno, si deve ora considerare la tipicità inerente alla identificazione.
Una prima caratteristica è quello che lo vede vinificato in purezza nella Romagna per ottenere l’ononimo vino, mentre un’altra importante caratteristica produttiva è quella che storicamente lo vede vinificato assieme ad altre varietà per ottenere i vini di Toscana.
Già all’inizio del 1700 gli autori toscani mettono in evidenza queste diverse metodologie.
I giudizi dei più grandi autori toscani
Trinci affermava che il vino fatto con quest’uva da sola risultava un pò duro, ma che era molto stimabile per mescolarla con altre.
Villifranchi, sempre nel 1700 scriveva che il Sangiovese comunemente si univa con altre uve e mirabilmente rendeva corpo ai vini deboli.
Le altre uve che insieme al Sangiovese entrano nella composizione dei migliori vini della Toscane sono: Il cannaiolo nero, Mammolo, Marzamino e talvolta anche un pò di Cannaiolo bianco o del Tribiano per dare grazie o diminuire il colore troppo nero.
L’accademia dei Georgofili
Nell’ambito dell’Accademia dei Georgofili, istituzione di grande prestigio che diede un supporto sostanziale al progresso della viticoltura ed enologia toscana, si studiarono molte mescolanze frai i vitigni allo scopo di ottenere un vino di corpo, ricco di colore, in grado di sopportare l’invecchimanto e i lunghi viaggi.
Le varietà ripetutamente indicate come le migliori nei numerosi studi dei Gerogofili sono San Gioveto, Canaiolo, Colorino, Trebbiano e Malvasia.
Una formulazione ideale della proporzione fra queste varietà è quella raggiunta dal barone Bettino Ricasoli. Questa formulazine entrò di diritto nella storia dell’enologia toscana.
Per la vinifazione di un Chianti perfetto prevedeva: 7 parti di Sangiovese, 2 parti di Cannaiolo, 1 parte di Malvasia.
La grande ricetta di Ricasoli
In una lettera del 1872, Ricasoli spiegò il perchè di questo assemblaggio ed espresse chiaramente la sua alta considerazione per il San Gioveto.
Scrisse infatti:
“Il vino riceve dal San Gioveto la dose principale del suo profumo e una certa vigoria di sensazione; dal Canaiolo il vino riceve l’amabilità che tempera la durezza del primo senza togliergli niente del suo profumo; la Malvasia, della quale si potrebbe fare a meno per i vini destinati all’invecchiamneto, rende il sapore più leggero e il vino piu prontamente adoperabile all’uso della tavola quotidiana“.
L’eccellenza del Sangiovese: il vino perfetto
Il successo dell’ottima fusione fra gli elementi della tipicità territoriale, produttiva e sociale nella storia del Sangiovese si esprime chiaramente del 1896, nel volume Intorno ai vini e alle uve d’Italia, pubblicato dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio.
Si afferma: “Può dirsi che la Toscana sia stata la prima fra le regioni d’Italia a produrre il vero tipo di vino rosso da pasto, come appunto oggi lo richiedono il gusto dei consumatori e le esigenze del commercio vinario” e più avanti si attribuisce al Sangiovese un grande ruole in questo successo.
Sangiovese vino: La gloria, la vendita globale
La gloria del Sangiovese non si è mai persa.
Il Sangiovese è un vitigno fortunato e la sua fortuna è quella di misurarsi costantemente con una grande tradizione e con persone che per la vite e per il vino hanno avuto e hanno una Agrande passione.
Queste persone che hanno creduto e credono nel Sangiovese, hanno preparato per questo vitigno nuovi momenti di alto prestigio enologico.
Alla celebrità del vino si è unita la diffusione dell’immagine del territorio, della cultura, dell’arte, dell’artigianato, della gastronomia.
Questa è ormai storia contemporanea.
Sangiovese vino: lo sviluppo moderno
Il Sangiovese è il vitigno delle prime Doc italiane, delle prime Docg e sta vivendo oggi una stagione che lo vede protagonista di grandi vini che sono tra i più celebri e più ricercati del mondo e di vini che sono in via di una sempre maggiore affermazione.
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Comments (2)
Nel 1974 mi trovavo a Forli per lavoro e a Predappio mi hanno fatto bere il vero Vino Sangiovese . Da allora quando chiedo del Sangiovese mi danno tuttaltro vino che non ha niente a che vedere con quello originale che ho bevuto a Predappio nonostante dopo 18 anni trovandomi a Castrocaro sono ritornato di nuovo in questo paese e sembrava che cercassi una cosa impossibile da trovare Eppure sulla strada da Castrocaro a Predappio ho visto un vigneto e dopo essermi fermato ho preso un grappolo di uva ed ho sentito il sapore di quel vino indimenticabile Adesso leggendo i vostri articoli credo di aver capito che questo vitigno viene utilizzato per dare sapore ad altri mosti Ma possibile che nessuno produce il vero Sangiovese e lo imbottiglia producendolo con sola uva Sangiovese?
A proposito della storia del Sangiovese la prima citazione, sotto il nome di Sangioveto, si deve a Girolamo da Firenzuola che nel 1552 scrisse un trattato sulla viticoltura dal quale hanno poi attinto il Soderini ed altri. Riguardo alla Romagna, in comune di Casola Valsenio, risulta un atto notarile del 1672 nel quale compare per la prima volta il termine Sangiovese relativo alla coltivazione di tale vitigno. A riprova di quanto detto posso inviare la documentazione tratta dal libro “Romagna Sangiovese” pubblicato nell’autunno del 2017.